mercoledì 14 aprile 2010

Divani in pelle: atmosfere d'altri tempi

Un divano in pelle è capace di rendersi protagonista assoluto di un salotto, semplicemente per definizione. Anzi: il divano in pelle è il salotto, per antonomasia, per elezione. Per diritto.

Il concetto stesso di salotto nasce dal divano in pelle: forse non è proprio un'affermazione storicamente corretta, ma risulta vera e vivida nell'immaginario comune.

Soprattutto se pensiamo a quei luoghi, talvolta un po' fumosi e un po' sfocati, ma proprio per questo profondamente affascinanti, da cui il salotto ha preso il suo nome: i salotti erano luoghi eletti, posti in cui personaggi spesso poi diventati celebri si riunivano per parlare, per creare, per respirare arte. Quando ancora non sapevano di essere in procinto di divenire patrimonio culturale dell'umanità.

Era il Settecento, ma anche l'Ottocento. Dentro i salotti è stata scritta la Storia, ad esempio quella delle rivoluzioni, dall'eclatante e cruciale Rivoluzione Francese del 1789, a quelle meno conosciute ma ugualmente radicali, come quella napoletana del 1799.

Dentro i salotti sono stati inventati nuovi stili di vita: nei salotti si fumava, dettando un nuovo costume, si giocava e si decidevano le mode in fatto di abbigliamento.

Dentro i salotti sono state scritte poesie; dentro i salotti sono state composte e suonate, e ascoltate e assaporate le musiche tra le più belle mai scritte e udite. E chi stava lì, seduto su quei divani, forse di pelle, forse no, quelle musiche le ha sentite scaturire direttamente dalle mani del loro illustre artista. Sto parlando di Rossini, di Mozart, di Verdi.

Dentro i salotti si consumavano tutte quelle storie e quei retroscena, magari non ricordati da libri ed enciclopedie, ma che hanno sconvolto animi e vite intere: quante tresche, quanti incontri, quanti incroci e quante coincidenze. I salotti erano la vita mondana, i salotti erano tutto l'intrattenimento possibile, i salotti erano libertà.

Mi sembra di vederli, quei personaggi misteriosi che tramano, o quelli allegri che ridono e declamano poesie, dietro a una leggera cortina di fumo, seduti sul divano in pelle Dustin (che per l'occasione non mostrava certo piedini in acciaio cromato..), imponente, vissuto e quasi trascurato dalla vita che gli aleggava leggiadra intorno.


Mi sembra di sentire le note dei "Péscés de vieillesse" provenire dalle dita magistrali di un Rossini un po' attempato, nella sua casa vicino a Parigi, mentre sto seduta su un divano in pelle come Chester.


Mi sembra di poterli immaginare, Eleonora Pimentel Fonseca e Francesco Caracciolo, mentre seduti sul divano in pelle Harrison scrivono il manifesto della fuggevole Repubblica Napoletana.



A voi non sembra di poter evocare tutto un altro mondo, tutta un'altra atmosfera proprio nel vostro "salotto", respirando la stessa libertà, la stessa mondanità, la stessa storia di allora, con un divano in pelle come questi?