sabato 26 febbraio 2011

ArredaClick risponde a tutte le esigenze?

Ci proviamo continuamente. 

Lavoriamo per avere un sito sempre più navigabile, un catalogo arredamento sempre più completo, per offrire un Servizio Clienti sempre più efficace...a volte però non riusciamo ad esaudire le esigenze di tutti i nostri visitatori! 

Ecco cosa ha cercato un nostro utente sul motore di ricerca interno di ArredaClick.com


Inevitabilmente i risultati trovati sono stati "pochini"...certo ci diamo da fare ma non arriviamo proprio a tutto! ;-)

Ringraziamo l'ignoto utente che ha testato in modo così "estremo" la completezza della nostra informazione, ci godiamo un sorriso per la simpatia di questo "screenshot" ed auguriamo a tutti buona domenica! 

Alla prossima!

mercoledì 23 febbraio 2011

Tavoli allungabili per piccoli living con grandi aspirazioni

Il living moderno è un tripudio di multifunzionalità in uno spazio profondamente devoto all'open: tutto è aperto su tutto e ogni cosa si compenetra. La zona pranzo è ormai un tutt'uno con la zona conversazione e soggiorno, a loro volta comprese nell'affaccio della cucina o dell'angolo cottura, reso in questo modo molto più ampio di quanto potrebbe apparire se chiuso. Verrebbe quasi da dire che la metratura è una questione di muri, ma la praticità dei fatti si fonderebbe troppo con le questioni concettuali e filosofiche.

Basti sapere che uno degli elementi immancabili di questi ambienti profondamente contemporanei è il tavolo da pranzo, che non può essere sacrificato nelle sue dimensioni, e che riveste un ruolo centrale nelle multifunzionalità del living.

Il tavolo da pranzo infatti deve essere abbastanza ampio per permettere una seduta comoda a tutti i componenti della famiglia e anche agli ospiti, invitati o inattesi. E questo anche se la metratura di fatto non è delle più ampie. Ma se come abbiamo detto, lo spazio è una questione di muri, tolti questi dovremmo poter ottenere una metratura adeguata al nostro tavolo da pranzo, anche se l'ambiente non è particolarmente grande.

Rimane comunque ovvio che i muri non possono essere "tolti" dalla bacchetta di Harry Potter e che quindi lo spazio a disposizione ci impone comunque delle regole da seguire e delle dimensioni da rispettare. Ma c'è una possibilità che trasforma tutto anche senza la magia di Harry: il tavolo allungabile, un arredo che chiuso ci offre tutte le sue potenzialità come solido punto d'appoggio per incontri quotidiani, e che aperto ci permette di organizzare feste, pranzi, cene, occasioni formali ed informali per qualunque situazione.

Il tavolo è fondamentale per la riuscita di una festa, di qualunque genere sia: fulcro di ogni incontro è sempre il cibo, che si tratti di una colazione, di un pranzo, di una cena, di un caffè o di un aperitivo; e il cibo trova il suo naturale podio di presentazione nel tavolo; in secondo luogo sono conversazione e giochi ad animare una festa, formale nel primo caso, informale in entrambi i casi: e i giochi da tavolo, che spesso ci fanno divertire con gli amici, implicano proprio la presenza di quest'ultimo, come dice la locuzione stessa che li definisce.

E' chiarissimo dunque come il tavolo sia l'indiscutibile centro della vita quotidiana e delle occasioni speciali: la sua presenza è indispensabile, anche nei living più piccoli, anche in metrature non troppo ampie. Ed è proprio in questi casi che i tavoli allungabili ci vengono in aiuto, tavoli da scegliere in misure adeguate allo spazio a disposizione, soprattutto quando chiusi.

Le allunghe poi possono essere di vario genere e permettere di raggiungere diverse dimensioni; è importante capire qual è la misura massima raggiungibile e quindi sopportabile dal proprio spazio, e scegliere di conseguenza. I tavoli che meglio si prestano a diventare i protagonisti di piccoli, ma eleganti living pronti ad accogliere gli ospiti, sono i quadrati e i rettangolari, con allunghe che mantengono la loro posizione perimetrale anche quando il tavolo è aperto, in modo da conservare maggior spazio possibile per sedie e commensali.

E' il caso ad esempio del tavolo allungabile Baron in metallo e vetro, estremamente elegante e contemporaneo; le sue misure, adattabili a qualunque spazio, possono variare da 110x70 cm (adatte ad ospitare anche 6 persone) a 150x70 cm (adatte per 8 persone).



Il tavolo allungabile Ciack in metallo e cristallo è un altro esempio perfetto per i living di piccole dimensioni, ma con grandi aspirazioni: gli 80x80 cm della versione quadrata ospitano perfettamente 4 persone, che possono diventare tranquillamente 6 con l'allunga fino a 140 cm di larghezza; i 70x100 cm della versione rettangolare invece si trasformano in ben 70x180 cm.



Se i tavoli Baron e Ciack si adattano perfettamente allo spirito contemporaneo dei living odierni, il tavolo allungabile Michelangelo in legno si ancora alla tradizione, data dalle essenze noce e rovere moro, ma non disdegna la praticità delle soluzioni moderne, grazie all'allunga che mantiene le gambe sempre perimetrali e alle linee essenziali, quasi minimali. Anche le misure di questo tavolo, aperto e chiuso, si adattano a living di piccole dimensioni, ma con grandi aspirazioni.


venerdì 18 febbraio 2011

Portariviste: un complemento destinato a cimeli d'epoca?

Navigando nel mare magnum internettiano mi sono imbattuta in una considerazione, sostenuta da un web magazine che tratta di design; l'articolo parlava di un coffe table con portariviste incorporato e l'autore del post si soffermava sul fatto che è curioso come i designer, anche se giovani e al passo con i tempi, si occupino ancora di ideare oggetti come i portariviste, che pare siano particolarmente gettonati dai creativi negli ultimi tempi. Il fatto appariva paradossale all'autore del post perchè appare ormai certo che le riviste e i magazine cartacei nel prossimo futuro diventeranno reperti del pleistocene: tablet e dispositivi tecnologici vari li stanno soppiantando, con grande cordoglio da parte degli amanti della carta, ma con gioia da parte degli ecologisti.

Pareri e obiezioni a parte, che si stia andando sempre più verso un mondo totalmente popolato dall'editoria digitale, è un dato di fatto; anche per i libri sarà presto così, tanto più che i costi di stampa e di distribuzione saranno abbattuti a favore di prezzi finali al pubblico più economici.

Eppure il fascino della carta perdura, intramontabile e inesauribile: irresistibile è la voglia di sentirla scivolare tra le dita, di sfogliarla, di respirarne l'odore; ineguagliabile l'esperienza di tenere fra le mani una rivista sull'argomento che più ci appassiona, fatta di colori, di parole, di qualità tattile. Tanto che la sottoscritta, per quanto ormai totalmente immersa nel mondo dell'editoria online, non riesce a resistere alla tentazione di comprarsi quintali di riviste, che parlano soprattutto di casa, oltre a desiderare fortemente (più di ogni altro obiettivo lavorativo al mondo!) di vedere una sua parola stampata e firmata su carta, da poter incorniciare, da poter toccare con mano. Soltanto una volta, vedere un solo mio articolo su una rivista stampata autorevole, mi basterebbe per coronare un sogno lungo una vita.

Ma, bando alle ciance, la questione è un'altra: come mai i designer continuano a pensare ai portariviste nonostante le riviste stiano lentamente morendo? Possibile che sia soltanto questo irresistibile fascino per la carta stampata a spingerli verso oggetti che apparentemente non hanno futuro?!? Non so darmi una risposta. Posso immaginare soltanto che probabilmente, quando lo scenario quasi apocalittico sarà delineato, quando l'inchiostro sarà totalmente sostituito da circuiti e superfici multitouch, allora le riviste saranno degli autentici cimeli da museo, da conservare e magari esibire con cura, come in una personalissima mostra domestica, come si fa ora con i quadri o con le sculture.

Questa potrà essere un'altra possibile destinazione d'uso dei portariviste: espositori d'eccezione per oggetti che diventeranno d'eccezione, magari anche nelle sale d'aspetto, dove probabilmente le riviste rimaste saranno davvero dei fossili mummificati, mentre per intrattenersi saranno presenti nell'etere delle sale d'accoglienza connessioni libere e contenuti digitali o applicazioni liberamente scaricabili nell'attesa, sul proprio supporto elettronico di turno.

Io amo la tecnologia, profondamente. Eppure non riesco a immaginare il mondo senza riviste, senza libri; e non riesco a pensare che i portariviste, anche in casa, diventino semplici soprammobili, monolitici insieme alle loro riviste-cimeli "d'epoca", immutabili, immobili, pronti a caricarsi di acari; tanto che chi oserà provare a sfogliarle, invece del tipico e rassicurante fruscio, potrà provocare soltanto l'acre rumore dello strappo.

No, non posso dipingere questo paesaggio domestico nei miei sogni futuristici. Così continuo a pensare ai portariviste come a covi brulicanti di vita e di informazioni, coloratei dinamici, a tratti emozionanti, luoghi dove tuttavia la funzione di "display" per oggetti degni di nota, da esporre esattamente come ad una mostra, non perde di significato nemmeno nel contesto attuale.

Il portariviste Magazine in metacrilato trasparente ad esempio, sarebbe un supporto perfetto per riviste importanti, da mostrare con orgoglio nell'ingresso o nel salotto di casa.



Il portariviste di Kartell in polimetilmetacrilato antiurto colorato rappresenta invece già di per sè un oggetto da esposizione, potenziale accompagnatore di riviste altrettanto variopinte.



Più "classico" ed essenziale nella forma invece il portariviste in acciaio Press, che risulta tuttavia moderno grazie al materiale scelto.



Elegantissimo il portariviste Tom&Jerry in cuoio, per arricchire qualunque angolo della casa di carta stampata da leggere e da ammirare, ma anche di un complemento d'arredo degno di nota.

mercoledì 16 febbraio 2011

Arredo da giardino: cominciamo dalle sedie

Siamo ancora in inverno, è vero, ma l'attenzione al giardino o al terrazzo e al suo arredo, deve cominciare a rapirci fin da ora, se intendiamo rinnovarlo o ripartire da zero. Il primo elemento dunque a cui pensare per il nostro nuovo outdoor, da poter acquistare anche adesso in previsione della primavera comunque dietro l'angolo, sono le sedie da esterno.

Solitamente essenziali, poco ingombranti e dotate di sistemi salvaspazio, quindi impilabili o pieghevoli, le sedie da esterno possono infatti essere conservate anche in casa fin da ora, senza contare che possono sempre servire anche nell'indoor per ricevere qualche ospite in più (e nelle orecchie sento nitide le note di "Aggiungi un posto a tavola"....ma questa è un'altra storia!).

Iniziamo a pensare fin da ora all'estetica della nostra zona pranzo e relax esterna: così a caldo, mi vengono in mente colori accesi, forti, dal carattere deciso, che possano trasmettere allegria ed energia durante le nostre feste, o una calda sensazione di benessere durante i nostri momenti di riposo.

Oltre all'estetica, è un altro l'elemento davvero importante per valutare l'acquisto di sedie e arredi da esterno: la funzionalità, che in questo caso significa resistenza alle intemperie e facilità di pulizia, due caratteristiche imprescindibili per elementi che saranno esposti all'esterno per la maggior parte del tempo.

Funzionalità in ultimo significa anche comodità, nella seduta, nella posizione, nell'eventuale metodo di archiviazione. Quindi gli schienali devono essere rigidi al punto giusto, le sedute morbide quanto basta, i sistemi impilabili e pieghevoli semplici e la presenza di elementi come i braccioli potrebbero garantire relax più simili a quelli offerti da una vera e propria poltrona.

Sono tanti dunque gli elementi da valutare prima dell'acquisto: l'estetica, i colori, i materiali, la loro funzionalità, i metodi di archiviazione e la comodità. Spesso il materiale è il comune denominatore di tutti questi elementi e da solo definisce quanto sarà comoda la seduta, quale sarà il suo aspetto visivo e soprattutto quanto facile sarà la sua manutenzione.

In ultimo, anche la destinazione d'uso potrebbe influire sulla scelta; nello spazio outdoor infatti sono tante le attività che si possono svolgere: feste, pranzi, chiacchiere, relax, occasioni informali e brevi, occasioni formali, etc, etc.

Se dovessi pensare fin da ora al mio nuovo terrazzo, per un angolo conversazione appartato e intimo, per chiacchierare con le amiche oppure con la mia metà, sceglierei le sedie da giardino Pigalle in acciaio laccato colorato: con disegni romantici, queste sedie creerebbero una perfetta zona privata, in grado di evocare le atmosfere di commedie come "The importance of being Earnest". Senza contare che la praticità sarebbe assicurata dalla facilità di pulizia e dalla possibilità di scegliere la versione pieghevole oppure quella con braccioli per il massimo della comodità.



Per allestire invece lo scenario perfetto per una festa in terrazza, sceglierei le sedie pieghevoli Air Folding Chair in polipropilene colorato, allegre, informali, pronte all'uso e facili da riporre; ideali per aggiungere posti per gli ultimi arrivati.



Per un pranzo con amici e parenti, sceglierei invece le sedie impilabili Break in metallo zincato verniciato, ideali con la loro linea elegante, ma nello stesso tempo easy, a fare da contorno a un tavolo da esterno ampio e comodo.



Per creare spazi fantasiosi e originali, votati al relax e al riposo, sceglierei invece le sedie impilabili Easy Chair in polipropilene colorato, dotate di braccioli, pratiche anche grazie al materiale facile da pulire e da mantenere, e caratterizzate da un design particolare, accattivante e insolito, adatto a creare le stesse sensazioni di un bosco incantato.

lunedì 7 febbraio 2011

Poltrone di design: la storia della Chaise Longue di Mies Van der Rohe

La Chaise Longue di Mies Van der Rohe: una poltrona che nasce da un contrasto e in un conflitto si sviluppa; un conflitto intrinseco, interno alla sua stessa struttura, al suo stesso modo d'essere.



Si tratta di un pezzo della Storia del design, così come storico è il designer che le ha dato la paternità: Mies Van der Rohe, uno dei fondatori di ben due correnti stilistiche che ancora oggi influenzano profondamente il modo di pensare la casa e il suo interior design, il modernismo e soprattutto il minimalismo.

Ludwing Mies Van der Rohe, nato nel 1886 e morto nel 1969, influenzò notevolmente infatti l'architettura e il design del suo tempo, con filosofie del costruire e dell'abitare totalmente nuove per l'epoca: famose le sue massime, di cui ancora si sente l'eco.

"Less is more", il meno è più; "God is in the details", Dio è nei dettagli; si tratta soltanto delle frasi più famose, che riassumono però in un colpo d'occhio la visione d'insieme del celebre architetto. Ed è forse dall'unione di queste due filosofie, che è nata la Chaise Longue, dal tentativo di far convivere gli opposti, dall'intento di unire l'essenzialità al dettaglio.

Creata nel 1931, pochi anni prima del trasferimento di Mies Van der Rohe a Chicago (amareggiato per l'ascesa nazista in Germania), la Chaise Longue vuole evidenziare il netto contrasto tra l'opulenza del rivestimento in pelle e l'essenzialità del telaio cromato, unendo in un'unica creatura due opposti: la linea minimale e l'attenzione per il particolare.

Il mix riuscitissimo è quello di una seduta estremamente comoda, ma nel contempo visivamente snella, collocabile in contesti anche molto diversi fra loro; l'eleganza e il lusso del rivestimento contrastano non poco con la semplicità della struttura, creando esattamente quel conflitto di cui si diceva all'inizio.

Eppure la semplicità, a ben guardare, pervade l'intera seduta: la comodità infatti è data dalla presenza di un unico materassino rivestito in pelle, poggiato e legato indissolubilmente alla sua struttura in tubo d'acciaio cromato.

Non si tratta dunque "soltanto" di un pezzo di Storia del design, ma della rappresentante di uno stile, di tutta una corrente di pensiero e di un modo di vivere la casa che già nel 1931 strizzava l'occhio al futuro, a quello che oggi è il presente, tanto che questa seduta è definibile a tutti gli effetti come "attuale".



Da inserire in contesti assolutamente contemporanei, oppure pacatamente moderni, in scenari più classici oppure più futuristici, addirittura hi-tech: con il suo mix di stili, di materiali e di concetti, questa seduta si può adattare davvero a ogni ambiente e a ogni gusto, promettendo in ogni caso di far entrare la Storia dalla porta di casa.

mercoledì 2 febbraio 2011

Tavolini da salotto trasformabili per rispondere a tante esigenze

Tavolini da salotto o tavoli? Tavolini che diventano tavoli o viceversa? Sono dubbi esistenziali per chi cerca di dare definizioni a oggetti che di fatto non possono avere una descrizione univoca, proprio perchè trasformabili, camaleontici a seconda delle esigenze, esattamente come il piccolo rettile che cambia ogni volta che ne ha la necessità.

Gli arredi trasformabili sono tutti creature cangianti, sfuggenti a qualunque genere di definizione univoca e, appunto, l'unico modo per classificarli è quello di focalizzare l'attenzione sul loro aspetto multiforme: per questo un tavolino da salotto che si trasforma all'occorrenza in un tavolo non può essere chiamato soltanto "tavolino da salotto", così come un tavolo che diventa tavolino da salotto o console non può essere denominato semplicemente "tavolo".

Si tratta invece di "tavoli trasformabili", di entità concerte che subito dopo aver dato la sensazione di essere riconoscibili e classificabili, diventano qualcos'altro, rientrando in qualche altra categoria. Ma la domanda è: come è possibile che questo accada? Come può un tavolo da pranzo grande, spazioso, alto, diventare compatto e basso come un tavolino da salotto? E viceversa, naturalmente.

La risposta risiede nei sistemi e nei meccanismi di trasformazione, intelligenti e salvaspazio certo, ma anche rigorosi, resistenti e funzionali nella pratica: i piani si piegano (e si "spiegano") in modo fluido e intuitivo, i supporti si allungano, la solidità rimane garantita dalla presenza di validi sostegni, studiati appositamente.

Così capita che un tavolino trasformabile come Piccolo, con un sistema di apertura brevettato, da tavolino da salotto si trasformi in un doppio piano d'appoggio che poi a sua volta diventa ancora una volta un ampio tavolo da pranzo, per sopperire alla mancanza di spazio in caso di molti ospiti.





Oppure succede che un tavolino pieghevole come Eleven si allunghi e cresca letteralmente, regolandosi in sette altezze differenti e utili ad altrettante situazioni diverse, diventando un ottimo tavolo da pranzo, elegante e moderno con il suo piano in vetro.





Anche il tavolino trasformabile Kubo si trasforma in doppio piano d'appoggio e poi in tavolo da pranzo, con un'estetica adattabile a diversi contesti, grazie al rivestimento disponibile in diverse essenze di legno.




Il tavolino trasformabile Mascotte, anch'esso con estetica in legno, è allungabile e pieghevole, per raddoppiare o dimezzare sia altezza che ampiezza e cambiare così funzione e magari anche ambiente.