Il futuro si avvicina, così velocemente che ci sembra quasi di corrergli incontro; ed è la tecnologia, nel senso più lato del termine, a darci la dimensione di questa corsa: il progresso ormai è una questione di conquiste hi-tech, anche in casa, tanto che l'integrazione più evidente tra l'abitare e la tecnologia, la domotica, sta prendendo sempre più piede come elemento indispensabile per vivere bene, ma anche per rispondere alle esigenze ecologiche e di risparmio energetico.
Ma la tecnologia in casa, oltre che con la domotica, gli elettrodomestici o l'home theatre, sta entrando anche da un'altra porta: sono direttamente gli arredi infatti a rendersi sempre più sofisticati, sempre più complessi e performanti, con l'aiuto della scienza. E non parlo solo di superfici futuristiche, ma poi neanche troppo, dove basterà appoggiare un peperone per ricevere tutta una serie di informazioni circa lo stato del frigorifero e le ricette che si possono preparare con quello che abbiamo in dispensa; o dove basterà agitare un dito per interfacciarsi direttamente con i mobili, il loro contenuto e il resto del mondo.
Parlo di veri e propri robot che si trasformano in arredi; o se volete, il contrario: arredi che si trasformano in robot. Sono diversi i progetti come quello che trovate a questo link che mirano a una riconfigurazione dello spazio abitativo o aziendale il più possibile automatizzata, reiterabile ogni volta che se ne sente la necessità, estremizzata fino a concedere la facoltà di una versatilità mai raggiunta prima e quindi di una personalizzazione pressochè infinita.
Tavoli che diventano sedie, sedie che diventano sgabelli, divani che ridiventano sedie: il tutto nel giro di qualche secondo, soltanto perchè si è premuto un pulsante. Rimane indubbio che con dispositivi di questo genere, che non mi azzarderei più a chiamare arredi, la flessibilità diventerebbe la protagonista dello spazio, anche di uno ristretto.
Tutte cose estremamente affascinanti, tutte cose entusiasmanti. Ma io ho una perplessità: a parte i tempi e i costi di realizzazione, probabilmente ancora molto lontani dalla realtà, quale sarebbe il grado di comodità di oggetti simili? E ancora: dove andrebbe a finire l'eccezionalità di un design, l'unicità di una forma, l'esclusività dell'arte fatta arredo?
Se la personalizzazione dello spazio infatti potrebbe conoscere un livello mai visto prima con degli ipotetici arredi robot, ciò che si potrebbe rischiare di perdere è la personalizzazione dell'estetica e del senso del bello. In questo campo si andrebbe invece incontro a una decisa spersonalizzazione, al contrario ad un'omologazione, che ad alcuni potrà anche piacere in nome dell'uniformità, ma che farebbe perdere il senso di ciò che è realizzato con cura puramente artistica.
Visto che la sedia è l'elemento della casa maggiormente preso in considerazione dai progetti di arredi robotizzati, si potrebbe fare un raffronto tra questi ultimi (che per le caratteristiche intrinseche descritte non potrebbero sfoggiare niente altro se non un'estetica molto lineare e poco distintiva) e alcuni esempi di sedie di design, con una piccola rassegna che potenzialmente potrebbe estendersi all'infinito.
La particolarità ad esempio della linea tratteggiata dalla sedia Aida, non potrebbe venir replicata da un dispositivo robotizzato, almeno non in un futuro prossimo dove le forme delle macchine saranno ancora molto grezze.
E come riprodurre in "senso robotico" la leggerezza della sedia Aria che con il gioco di fili metallici colorati, crea delle forme sottili eppure molto affascinanti?
Lo stesso discorso poi vale per pezzi d'arredo di un certo calibro, come la sedia Betty, che proprio non riuscirei a vedere sotto le spoglie di un robot.
Dove andrebbero a finire l'eleganza e il gusto se tutti gli arredi fossero simili fra loro e senza anima, anche se dotati di movimenti??
Ma la tecnologia in casa, oltre che con la domotica, gli elettrodomestici o l'home theatre, sta entrando anche da un'altra porta: sono direttamente gli arredi infatti a rendersi sempre più sofisticati, sempre più complessi e performanti, con l'aiuto della scienza. E non parlo solo di superfici futuristiche, ma poi neanche troppo, dove basterà appoggiare un peperone per ricevere tutta una serie di informazioni circa lo stato del frigorifero e le ricette che si possono preparare con quello che abbiamo in dispensa; o dove basterà agitare un dito per interfacciarsi direttamente con i mobili, il loro contenuto e il resto del mondo.
Parlo di veri e propri robot che si trasformano in arredi; o se volete, il contrario: arredi che si trasformano in robot. Sono diversi i progetti come quello che trovate a questo link che mirano a una riconfigurazione dello spazio abitativo o aziendale il più possibile automatizzata, reiterabile ogni volta che se ne sente la necessità, estremizzata fino a concedere la facoltà di una versatilità mai raggiunta prima e quindi di una personalizzazione pressochè infinita.
Tavoli che diventano sedie, sedie che diventano sgabelli, divani che ridiventano sedie: il tutto nel giro di qualche secondo, soltanto perchè si è premuto un pulsante. Rimane indubbio che con dispositivi di questo genere, che non mi azzarderei più a chiamare arredi, la flessibilità diventerebbe la protagonista dello spazio, anche di uno ristretto.
Tutte cose estremamente affascinanti, tutte cose entusiasmanti. Ma io ho una perplessità: a parte i tempi e i costi di realizzazione, probabilmente ancora molto lontani dalla realtà, quale sarebbe il grado di comodità di oggetti simili? E ancora: dove andrebbe a finire l'eccezionalità di un design, l'unicità di una forma, l'esclusività dell'arte fatta arredo?
Se la personalizzazione dello spazio infatti potrebbe conoscere un livello mai visto prima con degli ipotetici arredi robot, ciò che si potrebbe rischiare di perdere è la personalizzazione dell'estetica e del senso del bello. In questo campo si andrebbe invece incontro a una decisa spersonalizzazione, al contrario ad un'omologazione, che ad alcuni potrà anche piacere in nome dell'uniformità, ma che farebbe perdere il senso di ciò che è realizzato con cura puramente artistica.
Visto che la sedia è l'elemento della casa maggiormente preso in considerazione dai progetti di arredi robotizzati, si potrebbe fare un raffronto tra questi ultimi (che per le caratteristiche intrinseche descritte non potrebbero sfoggiare niente altro se non un'estetica molto lineare e poco distintiva) e alcuni esempi di sedie di design, con una piccola rassegna che potenzialmente potrebbe estendersi all'infinito.
La particolarità ad esempio della linea tratteggiata dalla sedia Aida, non potrebbe venir replicata da un dispositivo robotizzato, almeno non in un futuro prossimo dove le forme delle macchine saranno ancora molto grezze.
E come riprodurre in "senso robotico" la leggerezza della sedia Aria che con il gioco di fili metallici colorati, crea delle forme sottili eppure molto affascinanti?
Lo stesso discorso poi vale per pezzi d'arredo di un certo calibro, come la sedia Betty, che proprio non riuscirei a vedere sotto le spoglie di un robot.
Dove andrebbero a finire l'eleganza e il gusto se tutti gli arredi fossero simili fra loro e senza anima, anche se dotati di movimenti??